La continua distruzione di siti culturali e religiosi armeni da parte delle autorità azere, che hanno sistematicamente cancellato il patrimonio armeno dalla regione.

Il Centro di diritto internazionale e comparato, sotto gli auspici del Centro giuridico armeno, ha pubblicato un rapporto dettagliato sulla recente pulizia etnica in Artsakh, che affonda le sue radici nella discriminazione anti-armena di lunga data all’interno dell’Azerbaigian. Il rapporto sostiene che il blocco, l’offensiva militare e la successiva deportazione forzata degli armeni dall’Artsakh non sono episodi isolati, ma il culmine di politiche istituzionalizzate profondamente radicate contro gli armeni.

Il rapporto distingue tra “pulizia etnica” e “genocidio”, osservando che mentre il genocidio è definito dall’intento di distruggere un gruppo in tutto o in parte, la pulizia etnica comporta la rimozione forzata di un gruppo da una particolare area attraverso la violenza e il terrore. Nel caso dell’Artsakh, il Parlamento europeo e diversi esperti hanno classificato gli eventi come pulizia etnica, mentre alcuni hanno esteso questa classificazione al genocidio a causa delle gravi condizioni e della distruzione sistematica.

Le prove presentate nel rapporto dimostrano che le politiche dell’Azerbaigian, tra cui il blocco e le azioni militari, riflettono un tentativo deliberato di sradicare la presenza armena in Artsakh. Il blocco, iniziato nel dicembre 2022, ha creato condizioni disastrose limitando il flusso di beni e servizi essenziali, portando a gravi carenze di cibo, medicine e carburante. La crisi umanitaria che ne è derivata ha visto una diffusa malnutrizione, il deterioramento della salute e l’interruzione dei servizi educativi e sanitari. Il rapporto descrive in dettaglio come le forze azere abbiano preso di mira i lavoratori agricoli e ostacolato la produzione alimentare locale, esacerbando le sofferenze della popolazione armena.

L’offensiva militare iniziata nel settembre 2023 ha ulteriormente intensificato la crisi. Il rapporto documenta come questa offensiva, caratterizzata da intensi combattimenti e danni diffusi alle infrastrutture civili, abbia provocato un numero significativo di vittime civili e gravi interruzioni negli sforzi di evacuazione. Le notizie di crimini di guerra, tra cui torture e mutilazioni di civili armeni, sottolineano la brutalità dell’offensiva e il suo ruolo nel trasferimento forzato della popolazione armena dall’Artsakh.

Il rapporto evidenzia anche la continua distruzione di siti culturali e religiosi armeni da parte delle autorità azere, che hanno sistematicamente cancellato il patrimonio armeno dalla regione. Questa distruzione comprende la demolizione di chiese, monumenti storici e khachkar (monumenti commemorativi in pietra scolpita), nonché l’alterazione dei siti per rimuovere le tracce culturali armene. Il rapporto cita immagini satellitari e documentazione di organizzazioni come Caucasus Heritage Watch per illustrare la portata di questa cancellazione culturale, che è stata condannata da organismi internazionali come l’UNESCO e il Parlamento europeo.

Il rapporto sottolinea che questa distruzione culturale e l’impatto del blocco riflettono un modello più ampio di sentimento anti-armeno nella società azera. Descrive come la retorica dello Stato azero, compresa la glorificazione della violenza anti-armena e le rappresentazioni sprezzanti degli armeni, abbia favorito un ambiente di disumanizzazione e discriminazione. Questo ambiente è stato perpetuato attraverso iniziative sostenute dallo Stato, come il “Trophy Park” di Baku, e un diffuso discorso di odio anti-armeno sui social media.

Inoltre, il rapporto sottolinea che il trattamento riservato agli armeni sotto il governo azero, compresa la detenzione dei leader politici dell’Artsakh con accuse politicamente motivate e la continua glorificazione della violenza anti-armena, riflette il mancato rispetto degli standard internazionali sui diritti umani. Il documento evidenzia come la sistematica negazione dell’identità culturale armena e la distruzione dei siti del patrimonio culturale siano parte integrante della più ampia strategia dell’Azerbaigian di eliminare la presenza armena in Artsakh.

In conclusione, il rapporto chiede un’azione internazionale per affrontare queste violazioni, sottolineando la necessità di responsabilità e di sostegno per la popolazione armena sfollata. Sottolinea che la distruzione del patrimonio culturale armeno, insieme alle gravi violazioni dei diritti umani e alla discriminazione istituzionalizzata in Azerbaigian, rappresenta una minaccia continua per gli armeni dell’Artsakh e sottolinea l’urgenza di un intervento internazionale per prevenire ulteriori atrocità e sostenere il ripristino dei diritti e del patrimonio armeno.

Fonte principale: ancnews.info