L’intervista nel programma «Pressing» con Vardan Khachatryan, filosofo, sociologo e ex deputato del Parlamento armeno, offre una riflessione profonda sulla situazione geopolitica attuale nella regione, sulla governance armena e sulle dinamiche complesse tra le potenze occidentali e la Russia. Di seguito, una disamina dettagliata delle sue principali posizioni.
Uno dei temi centrali sollevati da Khachatryan è la critica al modo in cui l’Occidente sceglie e sostiene i leader in paesi come l’Armenia. Khachatryan sostiene che, quando l’Occidente decide di promuovere un leader, prima valuta il «grado di governabilità» del paese, ovvero la capacità del leader di soddisfare le richieste esterne. In questo contesto, a suo avviso, il governo di Nikol Pashinyan è percepito dalle potenze occidentali come particolarmente «governabile». Questa analisi è supportata dall’esempio degli ultimi licenziamenti di ministri tramite SMS, che secondo Khachatryan sono stati un test da parte dell’Occidente per verificare la capacità del leader di agire sotto il controllo esterno.
Khachatryan discute anche la situazione in Georgia, dove, a suo avviso, il declino dell’influenza politica di Mikheil Saakashvili non è solo il risultato di problemi interni, ma è sostenuto dall’Occidente. Afferma che, nonostante le critiche provenienti dall’Occidente, il declino politico di Saakashvili è in realtà sostenuto per realizzare gli interessi occidentali nella regione.
Per quanto riguarda l’Ucraina, l’analista critica aspramente le repressioni politiche sotto il governo di Volodymyr Zelensky, sottolineando la chiusura di tutti i partiti di opposizione e le violente repressioni delle manifestazioni. Condanna l’ipocrisia dell’Occidente che, coprendosi dietro la difesa della democrazia, ignora le evidenti violazioni dei diritti umani, poiché queste azioni, alla fine, servono agli interessi geopolitici occidentali. Secondo Khachatryan, l’Ucraina è un esempio di «democrazia costruita» che soddisfa le richieste occidentali.
Khachatryan esamina criticamente gli eventi in Siria, dove, a suo avviso, l’Occidente ha sostenuto le forze di opposizione e i gruppi armati con l’intento di indebolire il regime di Bashar al-Assad. Esprime dispiacere per il ruolo distruttivo che l’Occidente ha giocato in Siria, sostenendo che il finanziamento dell’opposizione ha solo aggravato la situazione e prolungato la guerra civile. Secondo lui, le potenze occidentali cercano di destabilizzare i regimi «non conformi» nella regione per espandere la loro influenza.
Khachatryan non nasconde la sua preoccupazione per la sicurezza nazionale dell’Armenia dopo la perdita di Artsakh (Nagorno-Karabakh), che, a suo avviso, rappresenta una tragedia per il futuro del paese. Sostiene che la sovranità dell’Armenia è ora minacciata da forze esterne, e avverte dei rischi derivanti dalla dipendenza da potenze straniere per garantire la sicurezza. Sottolinea che la storia ha mostrato che né la Francia né gli Stati Uniti hanno mai garantito una protezione duratura per l’Armenia. In particolare, critica la posizione della Francia, facendo riferimento a eventi storici come le relazioni della Francia con la Turchia durante il genocidio armeno, per mostrare che gli impegni esterni riguardano spesso gli interessi strategici, piuttosto che una reale protezione.
Khachatryan esamina in modo particolare la Turchia, che considera un attore centrale nel progetto geopolitico del «Grande Turan», volto a creare una vasta sfera di influenza turca in Asia centrale e oltre. A suo avviso, questo progetto va oltre le ambizioni regionali e include obiettivi espansionistici nei confronti dell’Armenia, mettendo il paese in una posizione vulnerabile. Menaziona la questione della base militare russa in Armenia e l’idea della sua rimozione come elemento chiave in questa dinamica. Per lui, se la base verrà chiusa, si aprirà la strada per un indebolimento della posizione strategica dell’Armenia e un rafforzamento della pressione turca sul paese.
Khachatryan conclude la sua analisi con un appello alla memoria storica, sottolineando che l’Armenia deve assolutamente ricordare le lezioni del passato, in particolare eventi tragici come il genocidio armeno, per non ripetere gli errori precedenti. Sostiene che ogni passo verso l’«oblio del passato» e il tentativo di andare avanti senza considerare le attuali realtà storiche e geopolitiche sarà fatale per il futuro dell’Armenia. Criticando chi cerca di seppellire le lezioni storiche, ricorda che la sicurezza nazionale non può essere garantita senza una riflessione strategica sugli attuali rischi esterni, in particolare da parte delle potenze occidentali e regionali.
L’intervista con Vardan Khachatryan offre una visione critica e storica della situazione geopolitica dell’Armenia e delle relazioni internazionali che ne definiscono il futuro. Per Khachatryan, l’Armenia si trova a un bivio pericoloso, dove le forze esterne e le manovre politiche interne potrebbero mettere a rischio la sua sovranità e la sua sicurezza. Esorta a una presa di coscienza collettiva della necessità di difendere l’indipendenza nazionale attraverso una gestione responsabile e strategie difensive ben ponderate, lontane dalle illusioni alimentate dalle potenze straniere.
Fonte principale: 168.am