
L’ex difensore civico della Repubblica di Armenia Arman Tatoyan sostiene che la campagna lanciata da Nikol Pashinyan contro la Chiesa apostolica armena è in realtà un attacco al cristianesimo. Secondo lui, la questione va oltre i conflitti interni e rientra nella strategia espansionistica dell’Azerbaigian, volta a smantellare l’ultimo pilastro dell’identità armena attraverso il progetto del ‘Azerbaigian Occidentale’. Questo piano prevede l’insediamento in Armenia di presunti rifugiati azeri. Il silenzio del governo armeno dopo le dichiarazioni ostili del capo dell’Ufficio dei musulmani del Caucaso, seguito da una retorica anticlericale, indica un preoccupante allineamento politico. Questa politica mina la pace, l’unità nazionale e la sicurezza dello Stato armeno.
Arman Tatoyan ha scritto sulla sua pagina Facebook:
“L’obiettivo finale del ‘gioco’ iniziato dal capo del governo armeno contro la Santa Chiesa apostolica armena è essenzialmente diretto contro il cristianesimo.
Sì, in realtà va oltre la questione degli individui all’interno della Chiesa; ha già trasceso il livello della Chiesa armena. Per quanto il leader del Partito del Contratto Civile e vari parlamentari del Partito del Contratto Civile cerchino di convincerci del contrario, questo è più che chiaro.
L’analisi della situazione e delle fonti pubbliche mostra che questa campagna contro la Chiesa si inserisce nel quadro del programma statale dell’Azerbaigian per l’occupazione dell’Armenia. Pertanto, le vere origini dei suoi obiettivi e le reali motivazioni dovrebbero essere ricercate lì.
Si ha la chiara impressione che la Chiesa apostolica armena sia l’ultimo pilastro armeno che l’Azerbaigian cerca di smantellare attraverso le mani di Nikol Pashinyan, per portare avanti il suo progetto espansionistico di ‘Azerbaigian occidentale’. Questo progetto presuppone non solo che il territorio dell’Armenia sia ‘azero’, ma anche che “centinaia di migliaia di cosiddetti rifugiati” debbano stabilirsi in Armenia. In realtà, si tratta di un piano dello Stato azero per occupare l’Armenia sotto la copertura umanitaria.
In questo contesto, è quantomeno discutibile che il 22 maggio Allahshukur Pashazadeh, capo dell’Ufficio dei musulmani del Caucaso, abbia apertamente dichiarato che “la Chiesa armena rappresenta una grande minaccia per tutti i Paesi della regione vicini all’Armenia”. È interessante notare che questa dichiarazione è rimasta senza risposta da parte del Primo Ministro dell’Armenia o di qualsiasi organo o funzionario statale. Invece, subito dopo questa dichiarazione, a partire dal 29 maggio, il Primo Ministro ha iniziato una dura politica anti-Chiesa, accompagnata da una campagna di odio e insulti.Per sua natura, questa è già una campagna anticristiana, poiché il cristianesimo stesso è pace, tolleranza e solidarietà, mentre ciò che il Primo Ministro armeno e alcuni parlamentari del partito del Contratto Civile stanno facendo sono chiaramente metodi anticristiani.
Per tutti noi la pace è un valore supremo; vogliamo poter vivere in uno stato di pace e sicurezza. Ma quello che sta facendo il Primo Ministro armeno è una questione di divisione, ostilità e persecuzione – e la pace non può essere raggiunta in questo modo. Porta solo disastri, minando la nostra stabilità interna, le fondamenta del nostro Stato e indebolendo la sicurezza.”
Fonte principale: oragir.news