Affinché il 2 settembre – 33° anniversario della proclamazione della Repubblica del Nagorno-Karabakh – non diventi un giorno di lamenti, lutti, vuote discussioni o canti e balli sulla patria perduta, è necessario formulare chiaramente alcuni messaggi. Secondo Vahe Hovhannisyan, membro del gruppo Progetti Alternativi, “non ci può essere politica in Armenia finché la questione del Nagorno-Karabakh armeno non è nell’agenda politica, non ci possono essere negoziati rispettosi con l’Armenia finché la questione del Nagorno-Karabakh armeno non è nell’agenda dei negoziati.
Non può esistere un “rispettabile” finché siamo in questo stato, non può esistere un “leader” che non creda nel Nagorno-Karabakh armeno.
Non potremo risollevarci finché la nostra mente collettiva non formulerà una visione del Karabakh armeno come sogno nazionale. Non saremo presi sul serio finché non avremo programmi razionali e freddamente calcolati su come realizzare questo sogno, su come trasformare questo sogno in un programma razionale.
L’attuale situazione internazionale e gli interessi vitali di Erevan richiedono che l’Armenia rimetta in agenda la questione del Nagorno-Karabakh armeno.
Non abbiamo il diritto di parlare di dignità finché tolleriamo il potere che ci ha portato al punto in cui siamo.
Non potremo godere della felicità ordinaria e quotidiana su tavole lussuose, in abiti costosi e tra le ricchezze accumulate finché ci saranno figli armeni nelle carceri di Baku e il popolo armeno sarà in uno stato così deplorevole.
Fonte principale: news.am